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[fonte del video]
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Questa era l'introduzione a un argomento che voglio sostenere qui oggi
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E quell'argomento invoca un'idea di cui il mio amico e collega Jamie Boyle
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parla da pù di dieci anni.
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L'idea è che riconosciamo per prima che la creatività avviene in un'ecologia.
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Un'ecologia, un ambiente che determina le condizioni di scambio.
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2o punto: queste ecologie si differenziano in modo importante.
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Ci sono diverse ecologie della creatività
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Alcune sono incentrate sul denaro
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Altre non sono incentrate sul denaro.
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E alcune abbinano il denaro e pratiche che non dipendono centralmente dal denaro.
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Sono ecologie diverse della creatività.
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Pensate alle ecologie professionali della creatività,
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ecologie per le quali i Beatles, o Dylan o John Philip Souza hanno creato.
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Per queste ecologie, il controllo della creatività è importante
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per assicurare il compenso necessario all'artista
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per creare gli incentivi affinché quell'artista crei.
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Queste ecologie professionali dipendono da
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un sistema efficace ed efficiente di copyright.
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Ma in quella che potremmo chiamare un'ecologia dilettante della creatività
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e non intendo "dilettantesca", invece intendo un'ecologia invece intendo un'ecologia
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dove il creatore crea per l'amore della creatività
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e non per il denaro. In quel tipo di ecologia, In quel tipo di ecologia,
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un'ecologia che vive in quella che potremmo chiamare, seguendo Yochai Benkler,
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l'economia della condivisione. È l'economia in cui vivono i bambini
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o gli amici, o gli amanti -
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in quei tipi di economia, per quelli -
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la gente non utilizza il denaro per esprimere il valore
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e per definire le condizioni del loro scambio.
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Infatti se si introducesse il denaro in quelle economie della condivisione,
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se ne cambierebbe radicalmente la natura.
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Immaginate un'amica che invitasse l'altra a pranzo la settimana successiva
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e la risposta fosse: "Certo - d'accordo per 50 dollari?"
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O immaginate mollare soldi nel mezzo di questo tipo di relazione
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la trasformeremmo in qualcosa di molto diverso.
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Occorre riconoscere che la creatività, in molti contesti,
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nel contesto che Souza romanticizzava,
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è una creatività che esiste all'infuori di un'economia monetaria.
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In questo senso, questa ecologia dilettante non dipende dal controllo
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e dal copyright, bensì dipende dalla possibilità di un uso libero e della condivisione.
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Infine, pensate all'ecologia scientifica
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della creatività, dello scienziato, o del docente, o dello studioso.
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Ecco un quadro molto interessante, questo studioso cinquecentesco
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notate la sua espressione colpevole. E guardate in basso
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cosa sta facendo esattamente: sta copiando da quel libro.
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È soltanto un pirata dai tempi remoti, questo studioso, vero?
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Perché ovviamente, lo studio avanzato è ed è sempre stato questa attività
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di creare in un'economia mista di gratuito e di remunerato.
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Qui i creatori provano amore per la loro creatività,
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un amore che oltrepassa quanto vengono pagati.
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Ma è quell'economia che definisce l'ecologia mista della conoscenza scientifica.
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Questa ecologia non dipende dal controllo esclusivo, bensì
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dall'uso libero e giusto (free and fair use) del lavoro creativo sul quale nuove opere vengono elaborate
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e poi diffuse. L'importante qui è di riconoscere che queste ecologie
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coesistono e si completano l'una l'altra.
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E qui sta il punto cruciale: un sistema di copyright deve sostenere
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ciascuna di queste ecologie. Non basta che ne sostenga una
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e distrugga le altre. Deve sostenere ognuna di esse, deve
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sostenere l'ecologia professionale della creatività,
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tramite incentivi adeguati e sufficienti.
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Pero deve anche sostenere le ecologie dilettanti e scientifiche della creatività
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tramite le libertà essenziali dalle quali esse dipendono.
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O di nuovo, in modo più chiaro il copyright deve fare due cose, non soltanto una.
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Deve fornire gli incentivi necessari ai professionisti
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proteggendo le libertà necessarie alle creazioni dilettanti e scientifiche.