-
Voglio iniziare con una citazione di Jessica Litman.
-
Nel 1994, in un articolo intitolato
-
"The Exclusive Right to Read" (il diritto esclusivo di leggere)
-
Jessica scrisse: "All'inizio del secolo,
-
La legge sul diritto d'autore US era tecnica, incoerente
-
e difficile da capire.
-
Però non riguardava molta gente né molte cose."
-
"Per chi era autore o editore di libri
-
mappe, statistiche, dipinti, sculture, fotografie o partizioni,
-
un drammaturgo o un regista, o un tipografo
-
la legge sul diritto d'autore si applicava al proprio lavoro."
-
"Tuttavia i librai, gli editori di rotoli per pianole e di fonogrammi, i produttori di film,
-
i musicisti, studiosi, parlamentari e cittadini ordinari
-
potevano fare il loro mestiere senza mai imbattersi
-
in un problema di diritto d'autore."
-
90 anni dopo, la legge US sul copyright è diventata ancora più tecnica, incoerente e difficile da capire;
-
cosa più importante: riguarda tutti e tutto."
-
"La tecnologia, senza preoccuparsi della legge, ha sviluppato modalità
-
che inseriscono molteplici atti di riproduzione e trasmissione
-
- avvenimenti potenzialmente perseguibili sotto la regolamentazione del © - in banali transazioni quotidiane.
-
"La maggior parte di noi non può più passare una singola ora senza scontrarsi con la legge sul ©."
-
Nel 1906, quest'uomo, John Philip Souza, si recò in questo posto, il Congresso US
-
per parlare di questa tecnologia, che chiamava le "macchine parlanti".
-
Souza non era un fan delle macchine parlanti.
-
Ecco cosa aveva da dire: "Queste macchine parlanti stanno per rovinare
-
lo sviluppo artistico della musica in questo paese.
-
Quando ero ragazzo ... davanti ad ogni casa, le sere d'estate
-
trovavi giovani che si radunavano a cantare le ultime canzoni o quelle antiche.
-
Oggi, senti queste macchine infernali funzionare notte e giorno.
-
Non ci rimarrà una singola corda vocale", Souza disse,
-
"Le corde vocali verranno eliminate da un processo evolutivo,
-
come fu eliminata la coda dell'uomo quando discese dalla scimmia."
-
Questa è l'immagine sulla quale vi chiedo di concentrarvi, l'immagine dei giovani radunati
-
a cantare le ultime canzoni o quelle antiche.
-
È un'immagine della cultura. La potremmo chiamare, usando la terminologia informatica moderna,
-
una specie di cultura leggi-scrivi.
-
È una cultura dove la gente partecipa nella creazione e nella ri-creazione della propria cultura.
-
In quel senso, è una cultura leggi-scrivi. E Souza temeva che perdessimo la capacità
-
di partecipare a questa creatività leggi-scrivi a causa di queste "macchine infernali".
-
L'avrebbero tolta, spostata, e invece di essa, avremmo avuto il contrario
-
della creatività leggi-scrivi, ciò che potremmo chiamare, utilizzando la terminologia informatica moderna,
-
una specie di cultura di sola lettura.
-
Una cultura dove la creatività viene consumata, ma il consumatore non è un creatore.
-
Una cultura che, in questo senso, è top-down,
-
dove le corde vocali di milioni di persone ordinarie sono andate perse.
-
Se esaminate la cultura del 900
-
almeno in quel che chiamiamo "il mondo sviluppato",
-
è difficile non concludere che John Philip Souza aveva ragione.
-
Mai prima, nella storia della cultura umana,
-
la sua produzione era stata così concentrata
-
Mai prima era stata così tanto professionalizzata.
-
Mai prima la creatività dei creatori ordinari era stata così effettivamente spostata
-
e spostata, come Souza disse, a causa di queste "macchine infernali".
-
Una tecnologia di telediffusione e di dischi vinile
-
ha prodotto questa cultura passiva di consumo.
-
Questa tecnologia ha consentito un consumo efficiente
-
- ciò che potremmo chiedere "lettura" - ma è inefficace almeno in quel che chiameremmo
-
la produzione dilettante - quel che voglio chiamare "scrittura".
-
Era una grande cultura per ascoltare, ma una tecnologia meno grande per parlare;
-
una grande tecnologia per scrivere, ma non una grande tecnologia per la creazione democratica.
-
Il 900 è stato quel secolo unico nella storia della cultura umana
-
in cui la cultura era diventata "in sola lettura",
-
in un contesto di creatività leggi/scrivi che risale agli inizi della cultura umana.
-
Bene, questa era l'introduzione all'argomento che voglio difendere qui oggi.
-
E quell'argomento invoca un'idea di cui il mio amico e collega Jamie Boyle
-
parla da più di dieci anni.
-
L'idea è che riconosciamo per prima che la creatività avviene in un'ecologia.
-
Un'ecologia, un ambiente che determina le condizioni di scambio.
-
2° punto: queste ecologie si differenziano in modo importante.
-
Ci sono diverse ecologie della creatività.
-
Alcune sono incentrate sul denaro
-
Altre non sono incentrate sul denaro.
-
E alcune abbinano il denaro e pratiche che non dipendono centralmente dal denaro
-
Sono ecologie diverse della creatività.
-
Pensate alle ecologie professionali della creatività,
-
ecologie per le quali i Beatles, o Dylan o John Philip Souza hanno creato.
-
Per queste ecologie, il controllo della creatività è importante
-
per assicurare il compenso necessario all'artista
-
per creare gli incentivi affinché quell'artista crei.
-
Queste ecologie professionali dipendono da
-
un sistema efficace ed efficiente di copyright.
-
Ma in quella che potremmo chiamare un'ecologia dilettante della creatività
-
e non intendo "dilettantesca", invece intendo un'ecologia
-
dove il creatore crea per l'amore della creatività
-
e non per il denaro. In quel tipo di ecologia,
-
un'ecologia che vive in quella che potremmo chiamare, seguendo Yochai Benkler,
-
l'economia della condivisione. È l'economia in cui vivono i bambini
-
o gli amici, o gli amanti -
-
in quei tipi di economia, per quelli -
-
la gente non utilizza il denaro per esprimere il valore
-
e per definire la condizioni del loro scambio.
-
Infatti se si introducesse il denaro in quelle economie della condivisione,
-
se ne cambierebbe radicalmente la natura.
-
Immaginate amici che invitassero l'altro a pranzo la settimana successiva
-
e la risposta fosse: "Certo - d'accordo per 50 dollari?"
-
O immaginate mollare soldi nel mezzo di questo tipo di relazione
-
la trasformeremmo in qualcosa di molto diverso.
-
Occorre riconoscere che la creatività, in molti contesti,
-
nel contesto che Souza romanticizzava,
-
è una creatività che esiste all'infuori di un'economia monetaria.
-
In questo senso, questa ecologia dilettante non dipende dal controllo
-
e dal copyright, bensì dipende dalla possibilità di un uso libero e della condivisione.
-
Infine, pensate all'ecologia scientifica
-
della creatività, dello scienziato, o del docente, o dello studioso.
-
Ecco un quadro molto interessante, questo studioso cinquecentesco
-
notate la sua espressione colpevole. E guardate in basso
-
cosa sta facendo esattamente: sta copiando da quel libro.
-
È soltanto un pirata dai tempi remoti, questo studioso qua, vero?
-
Perché ovviamente, lo studio avanzato è ed è sempre stato questa attività
-
di creare in un'economia mista di gratuito e di remunerato.
-
Qui i creatori provano amore per la loro creatività,
-
un amore che oltrepassa quanto vengono pagati.
-
Ma è quell'economia che definisce l'ecologia mista della conoscenza scientifica.
-
Questa ecologia non dipende dal controllo esclusivo, bensì
-
dall'uso libero e giusto (free and fair use) del lavoro creativo sul quale nuove opere vengono elaborate
-
poi diffuse. La chiave qui è di riconoscere che queste ecologie
-
coesistono e si completano l'una l'altra.
-
E qui sta il punto cruciale: un sistema di copyright deve sostenere
-
ciascuna di queste ecologie separate. Non basta che ne sostenga una
-
e distrugga le altre. Deve sostenere ognuna di esse, deve
-
sostenere l'ecologia professionale della creatività,
-
tramite incentivi adeguati e sufficienti.
-
Però deve anche sostenere le ecologie dilettanti e scientifiche della creatività
-
tramite le libertà essenziali dalle quali esse dipendono.
-
O di nuovo, in modo più grafico, il copyright deve fare due cose, non soltanto una.
-
Deve fornire gli incentivi necessari ai professionisti
-
proteggendo le libertà necessarie alle creazioni dilettanti e scientifiche.
-
Queste ecologie mutano. Le tecnologie le fanno mutare,
-
le tecnologie di diffusione e del vinile le hanno cambiate
-
nel modo che Souza temeva. I governi le cambiano.
-
Pensate al rapporto del governo cinese
-
con il patrimonio culturale tibetano.
-
L'economia le cambia. Nel Settecento l'opera lirica regnava
-
e i cantanti erano trovatori. Nel Novecento l'economia ha incoronato
-
i trovatori, e l'opera lirica è stata sempre meno frequentata.
-
Queste ecologie mutano, e in modo interessante e ovvio l'internet
-
le ha cambiato drammaticamente, ha cambiato le ecologie
-
professionali della creatività tramite tecnologie come Napster
-
o Apple con la sua bottega musicale iTunes, producendo mercati
-
radicalmente nuovi. e una crescita radicale della diversità di culture accessibile.
-
la possibilità di comprare e consumare cultura prodotta
-
ovunque e in qualsiasi forma è l'opportunità che questa cultura digitale
-
ha prodotto per questa forma di creatività.
-
Nel contesto scientifico, vi è stato un cambiamento epocale
-
nel modo di produzione e di condivisione del sapere scientifico
-
grazie a listserv straordinari che facilitano la diffusione immediata
-
del sapere in certi campi, e a pubblicazioni libere
-
come la Public library of science che garantisce per sempre l'accesso libero
-
ai lavori preliminari, e a una diffusione crescente persino
-
di strutture blog che producono una possibilità radicalmente nuova
-
di diffondere ampiamente queste idee. E nella cultura dilettante,
-
c'è stata un'esplosione, tramite piattaforme come YouTube,
-
di ciò che chiamerei una specie di cultura "call and response" (chiama e rispondi)
-
che ha ridato vita alla cultura read/write (leggi/scrivi).
-
Voglio mostrarvene alcuni esempi,
-
per chiarire quel che intendo dire:
-
Tutti conoscono questo -
-
(musica) brano di Pachelbel, il canone in re?
-
Un adolescente, seduto nella sua camera, ne ha fatto un remix.
-
(musica del remix)
-
79 milioni di persone hanno guardato questo remix
-
e - cosa che per me è più importante, mentre 79 milioni di persono lo hanno guardato,
-
più di 2600 persone lo hanno reinterpretato, così,
-
scrivendo la propria versione per farla vedere da altri su YouTube.
-
Altro esempio - questo video:
-
(video)
-
ha ispirato qualcuno a produrre questo video:
-
che ha poi ispirato qualcuno a produrre questo video:
-
Altro esempio ancora. Tutti dovrebbero conoscere il Brad Pack
-
un gruppo di attori che si esibivano inizialmente al Breakfast Club
-
e hanno ispirato una certa cultura,
-
una certa generazione. La canzone Listomania, prodotta dal gruppo Phoenix,
-
è diventata una specie di icona culturale per una generazione.
-
Qualcuno ha deciso di prendere il video
-
del Breakfast Club e di usarlo per fare un remix video
-
per Listomania. Ecco il risultato:
-
Vedete che qui sono stati soltanto modificati i movimenti, sincronizzandoli con la musica
-
Poi qualcuno ha pensato di dover creare (una variazione?) proprio di questo. Così
-
Brooklyn ha deciso di iniziare,
-
E naturalmente, per non essere di resto, San Francisco decise di fare la stessa cosa
-
E ci sono ventine di queste variazioni su YouTube, da città in tutto il mondo (?)
-
create da gente che reinterpretano le stesse partiture originali e e crea
-
la propria versione in questa ecologia dilettante della creatività,
-
che condivide, ispirando altri a creare (...)
-
È questo che intendo con "remix". Però quel che vorrei che voi riconosciate
-
è che è la stessa cosa che Souza evocava con nostalgia romantica
-
quando parlava dei giovani che si radunavano a cantare le canzoni
-
moderne e antiche. Ma oggi, questo radunarsi
-
non avviene più nei cortili, bensì tramite questa piattaforma digitale gratuita
-
che incoraggia la gente di tutto il mondo a partecipare
-
a questo atto di reinterpretazione culturale e a condividerlo
-
in un'ecologia che non si basa sui soldi, ma è un'ecologia
-
che si basa invece su questa attività di condivisione.
-
L'internet ha cambiato queste 3 ecologie della creatività.
-
Ma la questione cui questa organizzazione si deve confrontare è:
-
"Il copyright ha seguito il cambiamento in queste ecologie?
-
Ha seguito i cambiamenti mentre influenzavano
-
queste 3 ecologie?" Secondo me, la risposta a questa domanda è
-
molto semplice: No.
-
Il copyright ha fallito. Ha fallito nel garantire incentivi adeguati
-
nella cultura professionale, e ha fallito nel proteggere
-
le libertà necessarie nella cultura dilettante, critica o scientifica.
-
Ha fallito in tutti e due i suoi scopi e il suo fallimento non è
-
un incidente. Il suo fallimento è un'implicazione dell'architettura
-
del copyright quale ci è stato tramandato.
-
Questa architettura non ha senso nel contesto di un ambiente digitale.
-
L'architettura che provoca l'applicazione della legge sul diritto d'autore
-
quando viene prodotta una copia non ha senso in un ambiente
-
numerico: Regolamenta troppo, e in modo troppo scadente.
-
Pensate all'esempio semplice di un libro nello spazio fisico.
-
Se questi sono tutti gli usi di un libro nello spazio fisico,
-
un insieme importante di questi usi non sono tecnicamente regolamentati
-
dalla legge sul diritto d'autore nello spazio fisico.
-
Leggere un libro non è un "fai use" del libro,
-
è un uso libero del libro, perché leggere un libro non produce una copia
-
Regalare un libro a qualcuno non è un "fai use" del libro,
-
è un uso libero del libro, perché regalare un libro a qualcuno non produce una copia
-
Vendere un libro è specificamente rimosso dall'applicazione della legge sul diritto d'autore
-
in molte giurisdizioni, inclusi gli Stati Uniti,
-
è un uso libero del libro, perché vendere un libro non produce una copia
-
Nessuna giurisdizione al mondo regolamenta l'atto di dormire su un libro
-
perché dormire su un libro non produce una copia
-
Questi atti non regolamentati sono bilanciati da un insieme di atti regolamentatati necessari
-
per creare incentivi adatti per la creazione di grandi opere nuove.
-
Poi nella tradizione americana, vi è un sottile strato di eccezioni,
-
atti che altrimenti sarebbero regolamentati dalla legge
-
ma che secondo la legge devono rimanere liberi
-
affinché la cultura possa costruire sulla base di queste opere creative
-
senza essere ostacolata dalla legge. Entra in scena l'internet,
-
dove - poiché è una piattaforma digitale - ogni singolo uso
-
produce una copia. E passiamo da questo equilibrio tra usi regolamentati e non,
-
e "fair uses", alla presunzione di regolamentazione di ogni singolo uso,
-
soltanto perché la piattaforma tramite cui accediamo
-
alla nostra cultura è cambiata. È la conseguenza
-
di un'architettura, dell'architettura della legge sul diritto d'autore e delle tecnologie digitali.
-
È questa architettura che ha causato quel che Jessica descriveva
-
quando diceva "un mondo dove non possiamo passare nemmeno un'ora
-
senza scontrarci con la legge sul diritto d'autore", e lo scontro no è un problema
-
di una data generazione che non riesce ad imparare a rispettare le regole,
-
è un problema della struttura di questo sistema di regolamentazione.
-
A 15 anni di questa rivoluzione, mentre stiamo facendo la guerra
-
- beh, negli US abbiamo fatto molte guerre, però la guerra particolare qui a
-
la guerra del copyright - contro le implicazioni di questa nuova tecnologia,
-
una guerra che il mio amico, il fu Jack Valenti, ex-capo della
-
Motion Pictures Association of America descriveva come
-
la sua propria "guerra al terrorismo", dove pare che i terroristi in questa guerra
-
siano i nostri figli, dopo 15 anni di questa guerra al terrorismo, dobbiamo alla fine riconoscere
-
il fallimento non dei nostri bambini, bensì di questa architettura.
-
E dobbiamo sistemarla. Come faremo?
-
Attraverso l'Atlantico per venire all'OMPI e dire che
-
l'OMPI deve dirigere questa riforma. E questa riforma ha due
-
componenti: a breve e a lungo termine. A breve termine,
-
l'OMPI dovrebbe incoraggiare attivamente sistemi di licenze volontarie
-
che creano un equilibrio migliore tra le ecologie tradizionali
-
della produzione culturale nell'ambito professionale
-
e le ecologie dilettante e scientifica della creatività
-
che ho identificato. Era questo l'obiettivo del progetto
-
che ho contribuito a fondare, il progetto Creative Commons,
-
che mirava a concepire un modo semplice in cui autori ed aventi diritti
-
potessero contrassegnare i loro contenuti con le libertà che desideravano assegnare ad esse.
-
Perciò anziché l'automatico Tutti diritti riservati, questo era un modello Alcuni diritti riservati
-
dove il titolare del copyright si riservava certi diritti
-
e ne conferiva altri al pubblico. Ottenete questa licenza
-
andando sul nostro sito, o su numerosi siti che l'hanno implementata
-
indipendentemente, e selezionando gli usi o le libertà che vorreste autorizzare.
-
Vorreste permettere ad altri di fare un uso commerciali della vostra opera?
-
Volete permettere ad altri di farvi modifiche, e se ne fanno,
-
volete imporre che pubblichino la loro opera modificata
-
sotto una licenza simile, quel che chiamiamo "condividere allo stesso modo".
-
Queste scelte producono una licenza. `E la cosa che da riconoscere è
-
il modo in cui queste licenze diverse sostengono queste ecologie diverse
-
in modi diversi. Così, la licenza più semplice e più libera, di sola attribuzione,
-
sostiene ciascuna di queste ecologie, perché produce risorse libere
-
che queste ecologie possono sfruttare per fare qualsiasi cosa
-
ogni persona in queste ecologie vuole. La licenza "non commerciale"
-
sostiene l'ecologia dilettante della creatività,
-
permettendo alle persone di sapere che la propria opera verrà usata da altri
-
secondo le regole della condivisione, e non secondo quelle della compravendita.
-
In quell'ambito non commerciale abbiamo aggiunto quel che chiamiamo un "CC+ protocol"
-
che offre l'opzione di munire, con un clic, di una licenza per scopi commerciali
-
un'opera rilasciata al mondo sotto condizioni non commerciale.
-
Così, potete rilasciare una fotografia permettendo alla gente di utilizzarla e di condividerla
-
in modo non commerciale, però avere un modo semplice e senza costi di transazione
-
di indicare un link a un'ente licenziante che potrebbe licenziare la stessa opera
-
per scopi commerciali. La licenza "condividere allo stesso modo" è proiettata per facilitare
-
la collaborazione nella cultura sia professionale sia dilettante.
-
Per questa ci siamo ispirati al sistema operativo GNU-Linux
-
che è licenziato sotto una licenza copyleft simile
-
che autorizza sviluppi sia commerciali sia non commerciali
-
e abbiamo esteso questo alla cultura. Poi proprio quest'anno, abbiamo rilasciato
-
un insieme di protocolli per facilitare l'indicazione che un'opera è nel pubblico dominio
-
o per rinunciare a diritti che potrebbero esistere altrimenti, affinché l'opera possa sostenere
-
ciascuna di queste ecologie diverse in modi diversi.
-
Lo scorso anno è stato tra i più importanti nella storia di questa organizzazione.
-
Al Jazeera ha annunciato che un immenso archivio di materiali video
-
sui conflitti nel Medio Oriente sarebbe reso disponibile sotto
-
una licenza "solo attribuzione". Significa che potete prendere le registrazioni video grezze
-
e utilizzarle in un film, trasmetterla in TV, o in applicazioni commerciali,
-
a patto che attribuiate semplicemente la fonte ad Al Jazeera.
-
La Casa Bianca ha rilasciato i suoi contenuti sotto una licenza Creative Commons,
-
Wikipedia ha adottato le licenze Creative Commons
-
come infrastruttura di tutti i suoi materiali sotto licenza.
-
Perciò l'anno scorso abbiamo visto la più grande crescita di Creative Commons
-
sin dal suo inizio: le licenze contrassegnano ora almeno 350 milioni di oggetti online.
-
Secondo me, organizzazioni come l'OMPI, e l'OMPI in particolare
-
devono adottare questa architettura: non soltanto Creative Commons,
-
bensì ciascuna di queste architetture che importano e asseriscono il valore della
-
licenza sul copyright. Certo, il Creative Commons non è
-
un'alternativa al copyright, esso si basa sul copyright.
-
E' una licenza semplice, valida e tradizionale il cui fine primario era quello
-
di supportare queste ecologie di creatività.
-
Ma nel sostenerle, sostiene anche gli incroci
-
con le ecologie professionali della creatività. E queste licenze
-
sono valide e possono essere imposte, come abbiamo scoperto la settimana scorsa in un tribunale belga,
-
che ha attribuito a questo gruppo un risarcimento di € 4500 perché la loro
-
opera era stata utilizzata in un modo incompatibile con la licenza Creative Commons
-
sotto la quale era stata rilasciata. Quindi la licenza protegge gli autori e garantisce che le loro opere
-
vengano utilizzate come loro intendevano, e mantiene il meccanismo di imposizione del copyright
-
aperto per quelli che violano o vanno oltre queste condizioni.
-
Secondo me, questi sistemi volontari non bastano.
-
Oltre ad essi, ci occorrono cambiamenti
-
nella legge, ed è questo il necessario cambiamento a lungo termine.
-
Di nuovo, secondo me, l'OMPI deve dirigere questo cambiamento a lungo termine.
-
E sostengo molto fortemente il suggerimento fatto
-
dal Direttore Generale, cioè che nel contesto di questo esame a lungo termine
-
L'OMPI dovrebbe supportare qualcosa come la commissione Blue Sky,
-
un gruppo che ha la libertà di individuare quale architettura di copyright ha senso
-
nell'era digitale, liberata dall'attuale impostazione di copyright
-
che abbiamo ereditato dalla fase analoga della cultura.
-
Secondo me, le conclusioni di tale commissione offriranno raccomandazioni
-
per gli elementi di qualsiasi sistema di copyright: stipuleranno che il sistema debba essere semplice.
-
Se il copyright regolamenterà i 15enni, deve essere qualcosa che i 15enni
-
possano capire. Attualmente, non lo capiscono. Veramente nessuno capisce l'intera estensione o la complessità del diritto d'autore (della legge sul copyright).
-
Lo studio intensamente da 15 anni e faccio tuttora errori fondamentali e ovvi.
-
Il copyright va rifatto per renderlo semplice. E può essere rifatto
-
per renderlo semplice, se questo fosse un obiettivo della riforma.
-
Numero 2: deve essere efficiente. Il copyright è un sistema di proprietà,
-
Ma è anche il sistema piu' inappropriato esistente.
-
Il concetto più semplice dei sistemi di proprietà è sapere chi possiede cosa.
-
Nel sistema attuale non possiamo sapere chi possiede cosa
-
perché il sistema è stato elaborato per rinunciare all'infrastruttura necessaria
-
per sapere chi possiede cosa. Il solo rimedio a questo problema è di procedere verso
-
una versione moderna delle formalità, non al momento della creazione,
-
ma almeno per mantenere i diritti sotto copyright. E in questo, sono felice di
-
riconoscere che la RIAA ed io concordiamo sull'importanza delle formalità in un'architettura digitale
-
per il copyright nel 21o secolo. La RIAA ha espressamente sostenuto l'idea
-
di considerare le formalità come un modo di garantire l'efficienza del copyright
-
e secondo me, questo suggerimento è assolutamente corretto.
-
Numero 3: la legge deve essere mirata. Questo significa che deve regolamentare selettivamente.
-
Se pensiamo alla differenza tra prendere copie intere dell'opera di un terzo,
-
e fare un remix di quell'opera, e alla differenza tra gli ambiti professionale e dilettante
-
Scusatemi, sono un universitario, quindi non posso fare a meno di pensare in matrici come questa,
-
abbiamo una matrice del genere. Attualmente, il copyright pretende di regolamentare tutti
-
gli ambiti. Ma questa presunzione non fa senso. Certo, il copyright deve regolamentare
-
efficacemente ed efficientemente, per impedire che i professionisti piratino copie delle opere
-
sotto copyright di altri. Questo va regolamentato come campo centrale
-
della regolamentazione del copyright. Però altrettanto evidentemente, i remix di opere altrui fati da dilettanti
-
dovrebbero essere liberi dalla regolamentazione del copyright: non "fair use" (uso ragionevole), bensì "free use" (uso libero).
-
Il presupposto dovrebbe essere che tale uso è fuori dall'applicazione del copyright,
-
e questo presupposto dovrebbe guidare e incoraggiare questa costruzione dilettante in base al
-
nostro passato culturale. Poi nel mezzo ci sono casi che sono più ibridi e complicati,
-
per i quali la legge deve attentamente individuare su come assicurare che gli incentivi siano protetti,
-
garantendo, in contempo, le libertà. Però lo scopo di questo modello è di comprendere
-
che l'obbiettivo deve essere di deregolamentare un ambito significativo della cultura
-
relativa all'architettura attuale del copyright, e di concentrare la regolamentazione laddove può avere un effetto positivo.
-
Numero 4: la legge deve essere efficace, deve funzionare realmente,
-
ossia, fare in modo che gli artisti vengano pagati. E come ve lo dirà qualsiasi artista, il sistema attuale di copyright
-
non lo fa molto bene.
-
Infine, numero 5: deve essere realistico quanto alla capacità della legge
-
di regolamentare il comportamento umano. Se pensate al problema della condivisione P2P
-
di file a livello internazionale, a quel che la gente descrive come pirateria,
-
dopo un decennio di questa guerra, una guerra totalmente fallita,
-
il cui obiettivo era l'eliminazione della "pirateria" del copyright,
-
so che la risposta di alcuni a una guerra totalmente fallita, forse
-
di alcuni nella mia parte del mondo, è di continuare una guerra ancora più efficace
-
contro il nemico, di alzare la posta in gioco, di punire con maggior vigore
-
per vincere la guerra. Suggerisco di adottare la strategia opposta,
-
di trovare un modo di concordare la pace e di adottare proposte
-
dove le licenze obbligatorie sono licenze collettive volontarie
-
che raggiungono gli obiettivi del copyright di pagare gli artisti
-
senza le conseguenze insufficienti del regime attuale.
-
Dovremmo riconoscere che se avessimo impostato questi sistemi dieci anni fa,
-
quando furono suggeriti inizialmente da persone che proponevano di modificare il regime esistente
-
durante questi ultimi dieci anni gli artisti avrebbero ricevuto più denaro
-
di quanto ne hanno ricevuto sotto il sistema attuale, perché nel sistema attuale, la condivisione di file via P2P
-
non ricompensa nessuno, salvo gli avvocati che intentano processi per mettere fine alla condivisione di file via P2P.
-
Le ditte avrebbero visto una maggiore concorrenza, poiché più persone sarebbero state incoraggiate a partecipare
-
ad un comportamento costruito su questo tipo di uso creativo, perché le regole sarebbero state più chiare.
-
Però per me, come padre di tre bambini piccoli, l'aspetto più importante
-
è che non avremmo avuto una generazione di delinquenti che sono cresciuti
-
sentendosi dire da noi che sono delinquenti e interiorizzando l'idea
-
che sono delinquenti, e vivendo la loro vita secondo questa idea interiorizzata.
-
Lo scopo di questa commissione Cielo Azzurro sarà di iniziare un processo di almeni 5 anni
-
per preparare quel che potremmo considerare come Berna 2, oppure vi incoraggerei a venire a Boston
-
e a farlo in Boston come Boston 1, ma potrebbero cominciare a pensare a un sistema
-
che potesse funzionare nel contesto di questa cultura digitale. Permettetemi di concludere con un'ultima
-
riflessione. Una volta sono stato invitato a partecipare a un evento
-
alla Association of the Bar della città di New York. Bill Patry, che mi pare parlerà
-
dopo, era a quell'evento assieme a me. La sala per quell'evento era questa bellissima sala
-
con questi tendaggi di velluto rosso e questo tappeto rosso. E presenziavano tante persone
-
molto diverse, da artisti e creatori ad almeno alcuni giuristi
-
tutti desiderosi di sapere come il sistema del fair use (uso ragionevole) potesse sostenere la propria forma di creatività digitale.
-
Nel diritto americano, il fair use ha 4 componenti, quindi gli organizzatori dell'evento
-
avevano deciso di chiedere a 4 giuristi di parlare per 15 minuti su ciascuno di questi 4 elementi.
-
E la teoria era che dopo un'ora, il pubblico avrebbe capito la legge del fair use
-
e sarebbe ripartito a creare in conformità con la legge. Però mentre stavo seduto lì a guardare il pubblico
-
la reazione dopo un'ora assomigliava piuttosto a questo. E quella reazione
-
mi condusse a una specie di sogno ad occhi aperti: mentre guardavo questa sala, iniziai a chiedermi
-
cosa mi ricordava. Perché sapevo che c'era qualcosa che questa stanza mi ricordava
-
con i suoi colori e la sua teatralità. E capii che mi ricordava qualcosa che facevo un tempo
-
da ragazzo. Subito dopo il college ho viaggiato a lungo in questa parte del mondo
-
concentrandomi su questo sistema di governo. E pensavo, mentre ero seduto lì
-
a guardare quella sala, cominciai a chiedermi trasognato quando, nella storia
-
del sistema sovietico, sarebbe stato possibile convincere i membri del Politburo
-
che il sistema era fallito. Quando, nella storia? 1976 era di gran lunga troppo presto:
-
nel 1976 il sistema tirava avanti abbastanza bene. 1989 era troppo tardi: se non l'avevano capito
-
nel 1989, non l'avrebbero mai capito, no? Allora quando, tra
-
il 1976 e il 1989 avrebbero potuto capirlo? Cosa più importante:
-
cosa avreste potuto dir loro per convincerli che l'idea romantica con la quale
-
erano cresciuti era fracassata e bruciata, e che continuare con il sistema sovietico avrebbe
-
rivelato un certo tipo di pazzia? Perché mentre ascoltavo questo dibattito tra giuristi,
-
almeno quelli tra noi negli Stati Uniti che partecipano a questo dibattito,
-
giuristi che mantengono che nulla è cambiato, che le stesse regole valgono,
-
che sono i pirati ad essere i devianti - forse hanno ragione su questo - ma che sono i pirati
-
ad essere i devianti, incomincio a credere che siamo noi ad essere pazzi, qui.
-
Il sistema di copyright non potrebbe mai funzionare
-
nell'architettura digitale dell'internet. O forzerà la gente a smettere di creare, oppure
-
provocherà una rivoluzione. E secondo me, tutte e due le opzioni sono inaccettabili.
-
Noi, particolarmente in questa sede, dobbiamo riconoscere che fuori sta crescendo un movimento per l'abolizione del copyright.
-
Gente che pensano che il copyright era forse una buona idea per altri secoli
-
però non ha alcun senso nell'era moderna. Sono contro l'abolizionismo.
-
In questo, mi sento più vicino a Gorbaciov che a Ieltsin.
-
Mi sento come un vecchio comunista che cerca di preservare questo sistema
-
in un'era nuova. E faccio la guerra a questi due estremismi. Perché entrambi
-
porteranno alla distruzione del valore fondamentale del copyright.
-
Se e soltanto se, secondo me, l'OMPI dirige questo dibattito, avremo una chance
-
di evitare questi estremismi. La maggior parte della gente del mondo non tiene
-
a preservare il copyright. Perciò, un'ultima preghiera, se siete in quel campo,
-
cosa non molto verosimile se siete qui, però un'ultima preghiera: tutti, dobbiamo riconoscere
-
che non uccideremo queste tecnologie. Possiamo soltanto farne dei delitti.
-
Non impediremo ai nostri figli di essere creativi in un modo in cui io, perlomeno, non ero creativo
-
quando sono cresciuto nel secolo scorso, possiamo soltanto cacciare la loro creatività nella clandestinità.
-
Non li renderemo passivi. Possiamo soltanto farne dei pirati.
-
E la questione che ci dobbiamo porre è se questo è un bene per le società libere.
-
In America, i bambini vivono in un'era di proibizione. Tantissime attività delle loro vite sono
-
tecnicamente contro la legge, e vivono le loro vite contro la legge.
-
Ma quel modo di vivere la vita corrode e corrompe il potere della legge
-
in una democrazia. Questo ente deve portare il sistema del copyright fuori
-
da quel regime di violazioni che corrompono la legge. E dopo 15 anni, vi chiedo con urgenza
-
di almeno cominciare insieme questo processo. Grazie tante.