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#Revolution
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Primavera Araba, Effetto Domino, Twitter Revolution: noi la pensiamo così
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di Davide Galati e Antonella Sinopoli
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La libertà è molto preziosa per un essere umano.
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Per me la vera rivoluzione è stata in Tunisia.
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Ho capito soprattutto il coraggio di questi ragazzi,
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e li stimo tanto per ciò che hanno fatto.
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Perchè in un Paese così poco democratico
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è difficile prendere la forza, scendere in piazza e manifestare.
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In Tunisia è stato veramente un miracolo far andare via Ben Ali.
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Non e' facilissimo, perchè tutto cambia.
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Ben Ali non si toccava in Tunisia prima.
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Il popolo era stanco della democrazia finta.
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La rivoluzione ha veramente cambiato le cose.
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Negli altri Paesi, secondo me, c'è stata una spinta dei Paesi europei
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che avevano loro interessi, per esempio in Libia.
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Si sa, anche se non si dice, che è per il petrolio che c'è stata la guerra.
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Perchè c'è la guerra? In Libia si stava bene.
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I libici non sono tanti fuori, all'estero. Si sta bene lì.
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Per esempio, ci sono Paesi come la Somalia
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dove c'è la fame, la miseria, si sta malissimo.
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Però nessuno interviene.
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La nostra rivoluzione in Tunisia ha influenzato il Medio Oriente.
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Abbiamo visto l'Egitto e poi la Libia, c'è un cambiamento radicale.
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In una certa misura, le rivolte tunisine hanno aiutato gli altri Paesi a capire
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l'importanza di scendere in piazza per le rivendicazioni popolari.
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Queste rivolte possono aiutare gli altri Paesi,
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possono essere interpretate come esempio.
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Da noi in Senegal ci sono già delle giornate di, non potrei dire di rivoluzione,
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ma stiamo lottando per andare contro la legge, volevano cambiare
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la Costituzione che non si può cambiare soltanto facendo un referendum.
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Non è possibile perchè, come ho detto prima, abbiamo una cultura diversa.
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La cultura è molto diversa, non abbiamo lo stesso coraggio.
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Non siamo motivati come loro.
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Preferiamo la pace, stare così.
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Abbiamo visto cosa è successo nel Congo,
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negli altri Paesi nelle vicinanze del Camerun.
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e non ci piacerebbe ritrovarci nella stessa situazione.
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Quindi preferiamo stare così, che è meglio.
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Comunque si vive in pace, si mangia.
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Il futuro non è chiaro, non è certo...
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..però ci accontentiamo.
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In Marocco non c'è la rivoluzione, c'è stata qualche manifestazione di un movimento.
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Il popolo lì non sta facendo la rivoluzione perchè sta bene.
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Sente il cambiamento che sta facendo effetto.
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Per questo motivo loro non vogliono fare la rivoluzione.
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Ma sicuramente chiedono qualche modifica alla Costituzione,
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quello che ha fatto il Re ultimamente.
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Credo che le persone abbiano votato per il Sì al 98 percento...
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Chiunque si incontri adesso, sia in Italia che in Marocco,
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dirà sicuramente che in Marcco si sta benissimo,
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che il Re è fantastico, è meraviglioso,
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l'economia è in salita, è tutto meraviglioso.
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Quindi non c'è neanche bisogno della rivoluzione.
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Invece, non è vero. Se in Marocco tutto si può comprare, tutto si può vendere.
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Quindi è inutile che ci sia la Costituzione, i diritti delle donne,
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quando i diritti delle donne, i genitori, padri, figli e mariti se li possono comprare.
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Se li possono comprare con i soldi.
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Ci hanno detto che il 70% della popolazione è andata votare con il 99% del sì.
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Il 99% è sempre la formula magica nei Paesi arabi.
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Basta un clic su Youtube, scrivere "movimento 20 febbraio" su una qualsiasi domenica,
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perchè tuttora di domenica escono a manifestare.
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Vedi che è incredibile il numero di persone che esce a manifestare.
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E ti dici "ma questo 99% da dove è venuto? è caduto dal cielo?"
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Nella televisione marocchina non trovi traccia di queste manifestazioni, di questo malessere.
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Neanche su Al Jazeera, anche Al Jazeera li sta trattando veramente con le pinze.
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Credo che il Marocco...diciamo che è stato il Paese più furbo di tutti.
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Le elezioni, il cambio della Costituzione voluto dal Re,
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sostanzialmente non ha cambiato nulla.
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E' un presa in giro. Per me che sono di origine marocchina, è una presa in giro.
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Il Marocco ha bisogno ancora della maturità per prendere coscienza di questa cosa.
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C'è già un movimento che si sta muovendo
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però non è ancora sufficiente.
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Purtroppo il Marocco è molto furbo, è molto astuto come politica.
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Riesce a utilizzare sistemi e canali come la TV,
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per portare l'opinione pubblica a favore del regime.
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Soprattutto per la fascia d'età dei più grandi,
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pensare al Marocco senza un Re è impensabile.
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Secondo me internet ha partecipato più del 50% alla rivoluzione tunisina.
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Internet è stato molto importante per la comunicazione,
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per la rivoluzione, per il successo della rivoluzione.
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Penso che in questo caso i social network abbiano avuto un ruolo fondamentale,
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anche perchè queste rivoluzioni portate avanti dai giovani, soprattutto.
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Ho seguito tutto prima su internet, chiamando la famiglia, su Facebook...
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..tramite i giornali e Al Jazeera.
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Si sente che dice la verità, le persone si fidano di Al Jazeera per questo motivo.
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La TV in generale è molto manipolata, perchè sono gruppi privati
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quindi hanno scopo di lucro e devono dare le informazioni che piacciono a loro.
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Per le TV di Stato, sappiamo che ogni Stato ha la sua politica
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che sia la politica estera o interna,
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quindi i mass media di Stato risentono un po' di tale influenza.
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Su internet c'è una diversità di fonti di informazione.
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Sui social network, per esempio,
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i giovani, soprattutto, e in generale la popolazione condivide le realtà vissute sui posti.
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Internet adesso è un mezzo...
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.. che tocca in un attimo milioni di persone.
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Può essere un veicolo, ma non potremo mai togliere la piazza.
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Perchè la piazza è l'elemento reale.
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dove vanno a concludersi tutti gli appuntamenti fatti prima sulla rete.
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Il modo di comunicare oggi è quello.
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Per forza di cose, se ci doveva essere una rivoluzione, una rivolta,
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era quella la maniera di riunire tutti i giovani.
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Anche perchè non si tratta solo di Tunisia, solo di Egitto.
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Il Mediterraneo, il Medio Oriente sono comuni.
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Si parla la stessa lingua, quindi si è connessi.
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Facebook, Twitter, sono il modo migliore e più veloce per comunicare.
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Visto che il malessere sociale è comune, il mezzo doveva essere comune.
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Che poi sia solo stato Facebook a ingrandire la rivolta, non penso sia così.
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Ci dev'essere stato un malessere molto grande per far scoppiare una cosa del genere.
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Ci dev'essere stata la scintilla che ha fatto traboccare il vaso, la Tunisia.
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Nessuno, dico nessuno, avrebbe mai immaginato che sarebbe successo questo.
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Tutti hanno il diritto a internet, secondo me.
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quindi i governi devono capire questo fatto.
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Me ne andai e dissi che non sarei tornato,
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e lo scrissi su tutti i muri, che non sarei tornato.
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Tutte le barriere sono crollate,
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i nostri sogni erano le nostre armi,
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il nostro futuro è chiaro, abbiamo aspettato a lungo.
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Stiamo ancora cercando il nostro posto
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continuamo a cercare il luogo a cui apparteniamo,
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in ogni angolo, in ogni Paese.
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Il richiamo della libertà ci sta chiamando
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da ogni angolo di strada del nostro Paese
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il richiamo della libertà ci sta chiamando
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Riscriveremo la storia,
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se sei uno di noi, unisciti a noi
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e non impedirci di realizzare i nostri sogni.
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[ Tratto da "Sout al Horeya" (La voce della libertà), di Amir Eid e Hany Adel. ]
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Progetto e interviste di Davide Galati e Antonella Sinopoli
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Editing e montaggio di Antonella Sinopoli
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Per le interviste del video si ringraziano: Fabrice Dapnet, Mariange Sibi, Bacem Bjaoui, Tchouadeu Pouatcha Ulrich, Cheikh Ba, Hakim Jabrani, Zineb Naini, Souad Maddahi, Yassine Baradai, Diop Alioune Badara.
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Con la collaborazione di Fabio Romanato
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Foto riprese con licenza Creative Commons
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A cura di Voci Globali: http://vociglobali.it